La Sindrome del Piriforme

Uno tra i traumi più frequenti degli ultimi anni è sicuramente il colpo di frusta, o whiplash injury nel suo nome scientifico. Il meccanismo più frequente che provoca quest’evento è sicuramente l’incidente stradale a seguito di tamponamento (subito o procurato); esistono in ogni modo altre cause come cadute accidentali, traumi cranici ecc.
L’osteopatia ha l’approccio di trattamento più completo tra quelli attualmente conosciuti tra le diverse pratiche riabilitative.
Il meccanismo generale del colpo di frusta, si conosce abbastanza a fondo; quello che spesso è trascurato sono le conseguenze che quest’evento traumatico porta con sé. Troppo spesso si finalizza il colpo di frusta ad un semplice risarcimento assicurativo, e molto spesso si specula su quest’evento; quello che il paziente, secondo me, deve conoscere, sono tutte quelle implicazioni che il colpo di frusta si porta appresso che, se trascurate, richiederanno il “pedaggio ” con il passare degli anni. – ” ho subito un tamponamento, ma io non mi sono fatto nulla, solo un leggero colpo di frusta, che mi sono curato portando il collarino per una settimana. Poi per anni non ho avuto problemi. Ora da qualche tempo la mia cervicale non mi lascia in pace.” Alla domanda, apparentemente innocua:- ” ma l’auto ha subito grossi danni in quell’incidente?”, la risposta spesso è: – ” Migliaia di Euro!”, oppure – ” Da buttare via!”.
Ma come…l’auto ha subito danni consistenti, o l’abbiamo dovuta sostituire e noi che eravamo all’interno non ci siamo fatti nulla? Ne siamo proprio sicuri? Solo la nostra automobile ha assorbito l’energia cinetica dell’urto, e noi che eravamo all’interno fluttuavamo sospesi in una bolla di vuoto? Sicuramente non è così ed è questo che mai dovremmo trascurare anche nel benché minimo insulto traumatico.
Ecco come l’osteopatia si propone di affrontare il problema.
Il colpo di frusta coinvolge strutture articolari, fasciali, viscerali, nervose, altera la nostra percezione posturale e può scombinare la fluttuazione dei liquidi all’interno del corpo. La causa del colpo di frusta è sempre una brusca accelerazione o decelerazione; gli effetti sono più o meno importanti e generali.
Quando il colpo di frusta è recente, la sintomatologia è prettamente cervicale; diversamente i sintomi possono essere più generali e vari. Importante per l’osteopata è chiarire le modalità del trauma, i sintomi nati nell’immediato successivo ed eventuali problematiche preesistenti all’insulto traumatico.
Nei grossi contraccolpi, a conseguenza dei quali si ha una sintomatologia vertiginosa e grossa rigidità articolare, si deve avere molta precauzione nel trattamento. Quello che si può sicuramente applicare in questo caso sono tecniche per la liberazione dell’osso sacro, che molto probabilmente troveremo in disfunzione. Non bisogna avere fretta di eliminare le contratture muscolari antalgiche che, in questa fase hanno uno scopo protettivo delle strutture che hanno subito l’insulto traumatico.
Nel colpo di frusta, l’accelerazione e la decelerazione che subiamo non è uguale nelle varie parti del corpo.
Si ha un grosso spostamento e stiramento della massa viscerale; il maggior viscere coinvolto è il fegato, e ciò è dovuto principalmente alla sua grossa massa. La zona del fegato più interessata nel colpo di frusta è il legamento triangolare sx. Altri visceri interessati dal meccanismo traumatico sono la milza ed il rene sx, e probabilmente per ciò vi è una ragione puramente meccanica, determinata dalle connessioni legamentose e fasciali di questi organi. Il rene molto spesso tende ad andare in una situazione di ptosi.
Il colpo di frusta, oltre che danni meccanici, può generare situazioni psicologiche emotive, che nel tempo possono tramutarsi in stati depressivi.
Le conseguenze principali del colpo di frusta, sono però quelle meccaniche, generalizzate, non solo alla colonna cervicale, direttamente interessata, ma a tutto il resto della struttura del corpo.
Nel colpo di frusta avviene l’incastro del sacro tra le ali iliache, spesso bilaterale (depressum sacrum), al quale a volte si associa una fissazione dell’iliaco. Il sacro quindi non partecipa al Movimento Respiratorio Primario, con conseguente compressione del MRP e abbassamento della vitalità generale.
Anche l’altro estremo del meccanismo cranio sacrale, l’occipite, sarà molto alterato, e ciò anche se non subisce un trauma diretto. Spesso si trova un occipite con i condili in anteriorità, bilateralmente. Se il trauma è stato subito lateralmente (sul fianco della vettura, ad es.) si può riscontrare anche una traslazione dell’occipite.
Sicuramente si evidenzia una rettilinizzazione del rachide cervicale, che inizialmente può essere definito un atteggiamento difensivo del nostro corpo, ma che se permane nel tempo, si trasforma logicamente in una disfunzione. I segmenti vertebrali che spesso si trovano in disfunzione sono C5-C6, C7- D1, la clavicola, la prima e la seconda costa e D3. Le costole spesso sono bloccate in atteggiamento inspiratorio.
Nel meccanismo che si sviluppa nel colpo di frusta, il soggetto subisce trazione violenta dei legamenti, dei muscoli, e della dura madre che sappiamo essere una struttura poco elastica. Ciò provoca un irrigidimento della dura con influenza su tutti i recettori posturali. A ciò si aggiunge la contrattura muscolare che dà ipertono, spesso monolaterale. La fluttuazione del liquor cefalorachidiano, come detto non è armonica, in particolar modo a livello del labirinto (commozione labirintica). Si possono verificare problemi a livello oculare, manifestando un exoforia che si stabilizza più frequentemente a sx. A volte si verifica, nei traumi più importanti, anche una commozione cerebrale.
Durante l’evento traumatico, la mandibola subisce una traslazione verso l’avanti e si può depiazzare anteriormente, o più frequentemente bloccare posteriormente, causando con il tempo un blocco nel movimento dei temporali. Da non sottovalutare, nel computo generale dell’insulto traumatico, l’articolazione tibiotarsica e il ginocchio, con problemi immediati e/o futuri nella deambulazione.
APPROCCIO OSTEOPATICO AL PAZIENTE CHE HA SUBITO UN COLPO DI FRUSTA.
L’osteopata osserva la postura in generale, evidenziando se è armonica o disarmonica.
Al paziente in piedi si fanno chiudere gli occhi e si osservano le eventuali oscillazioni del corpo; soprattutto verso quale direzione il paziente tende ad oscillare, notando il primo movimento che avviene dopo che lo stesso ha chiuso gli occhi. Si aggiunge una leggera spinta per testare le reazioni d’equilibrio.
Tra i tests utili per la valutazione funzionale del paziente si utilizza il test di ROMBERG: il paziente in stazione eretta con i piedi uniti, le braccia tese in avanti, chiude gli occhi e l’osteopata osserva se compare traslazione delle braccia a dx o a sx, e il test di FUKUDA: si fa camminare il paziente sul posto e con gli occhi chiusi per un minuto; la rotazione del corpo entro i 30 gradi è fisiologica, mentre non lo è mai la traslazione.
Si utilizzano anche tests chinesiologici per la valutazione del tono muscolare. Si compara la resistenza muscolare ad occhi aperti e chiusi: se ad occhi chiusi la resistenza muscolare diminuisce il test è positivo per un disturbo posturale.
Con la palpazione cranica, spesso si riscontra un cranio compresso. Si trovano componenti di strain laterali e/o torsioni. Il RAF (Ritmo, Ampiezza e Forza del Movimento Respiratorio Primario) appare a volte accelerato, ed il paziente avverte uno stato d’ipereccitazione.
Dopo i tests posturali, si pone il paziente steso supino sul lettino per gli altri accertamenti biomeccanici e soprattutto fasciali.
Si valuta cranio e sacro, i condili occipitali, il passaggio cervico-dorsale, la posizione delle clavicole, la posizione di D3, le costole (soprattutto la prima, la seconda, la terza e la quinta), il diaframma, le articolazioni sacro-iliache, L5ed S1.
L’approccio terapeutico cambia a secondo del tempo trascorso dal trauma.
Nei primi 25/30 giorni ci si limita a lavorare sul sacro liberando le articolazioni sacro-iliache, si tratta il segmento L5-S1 e si decomprimono con tecniche inibitorie i condili sub-occipitali.
Se il trauma non è recente si verificano inizialmente le costole per evidenziare e trattare le eventuali limitazioni, che come detto prima spesso sono manifestate con blocco funzionale in inspirazione. Per quanto concerne la massa viscerale, che come detto subisce nel colpo di frusta una forte trazione, si utilizzano tecniche di normalizzazione. Con tecniche fasciali si normalizzano anche le scapole.
Si può iniziare a trattare la zona cervicale con tutte le tecniche a disposizione, rispettando sempre il dolore, che è il limite oltre il quale non si deve mai andare, soprattutto nel trattamento del colpo di frusta.
Si valutano e si trattano i legamenti epatici, soprattutto il sx; si testa la motilità del fegato e del rene sx. Viene trattata la clavicola, il passaggio cervico-dorsale C7-D1, la prima costa e D3.
Interessante è anche la tecnica di rilasciamento dei muscoli sternocleidomastoidei, che spesso risultano molto contratti anche dopo la prima fase successiva al trauma.
Una tecnica poco invasiva ma molto intensa e profonda, è la tecnica di rilasciamento della dura madre a livello generale.
Nel colpo di frusta si possono avere adattamenti sul diaframma e quindi tecniche finalizzate alla normalizzazione di quest’importantissimo muscolo risultano particolarmente utili al ripristino del benessere del paziente.
Bisogna necessariamente normalizzare anche il diaframma toracico, e pelvico per permettere un funzionale drenaggio venoso e linfatico.
Trascorso un cospicuo periodo dal trauma, risulta utile utilizzare tecniche per il ripristino del corretto drenaggio dei seni venosi del cranio.
Con il colpo di frusta si possono avere disturbi a livello orbitario e vestibolare, e l’osteopata ha a disposizione un bagaglio di tecniche atte al miglioramento di questi disturbi.
Un piccolo cenno anche al mantenimento del benessere dopo la prima fase del trattamento: non trascurare i successivi controlli funzionali, anche nel caso chi fisicamente non si avverta alcun disturbo. Soprattutto dopo un colpo di frusta, la prevenzione risulta di fondamentale importanza per ritardare il più possibile le patologie che inevitabilmente, dopo un trauma, possono insaturarsi. Sottolineo il fatto di aver usato il termine ritardare, e non evitare, in quanto nessuno è in grado di poter affermare che, con le proprie cure può evitare di far insorgere, dopo un trauma, ad esempio un fatto degenerativo artrosico.